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Il prode piccolo sarto勇敢的小裁縫
2021-05-01 15:15 | 編輯:川外外語(yǔ)培訓(xùn)中心 來(lái)自:未知
Una mattina d'estate, un piccolo sarto sedeva al suo tavolo, davanti alla finestra, e cuciva. Giù per la strada veniva una contadina gridando: -Marmellata buona! Marmellata buona!-. Queste parole suonarono piacevoli all'orecchio del piccolo sarto; sporse la testolina dalla finestra e chiamò: -Quassù, brava donna! Qui spaccerete la vostra merce-. La donna salì e dovette aprire tutta la sua cesta. L'omino ispezionò bene ogni pentola, e infine comprò soltanto un quarto di libbra, cosicché‚ la donna se ne andò di pessimo umore e brontolando. -Che Dio benedica la mia marmellata- disse il piccolo sarto -e mi dia forza e vigore!- Prese del pane, ne tagliò un pezzo per il lungo e ci spalmò sopra la marmellata. -Deve avere un buon sapore- disse -ma prima di morderlo voglio finire il farsetto.- Mise il pane accanto a s‚, riprese a cucire e dalla gioia faceva punti sempre più lunghi. Nel frattempo l'odore della marmellata era salito su per la parete fino ad arrivare a un nugolo di mosche che si precipitarono giù. Ma il piccolo sarto ogni tanto si voltava a guardare il pane, e così scoprì le intruse. -Olà- esclamò -chi vi ha invitato?- e le cacciò via. Ma le mosche, che non capivano la lingua, non si lasciarono respingere e tornarono ancora più numerose. Il piccolo sarto perse la pazienza, prese un pezzo di stoffa dalla sua cassetta e: -Aspettate, ve la darò io!- e giù colpi. Quando la smise e contò, ben sette mosche gli giacevano davanti morte stecchite. -Sei così bravo?- disse ammirato fra s' e s'. -Deve saperlo tutta la città.- E in fretta e furia si tagliò una cintura, la cucì e vi ricamò sopra a grandi lettere: -Sette in un colpo!-. -macché‚ città!- proseguì -tutto il mondo lo deve sapere!- E il cuore gli balzava di gioia come un codino d'agnello. Poi si legò la cintura intorno alla vita e frugò per tutta la casa se non ci fosse nulla da portarsi via, poiché‚ voleva andarsene per il mondo. Ma in casa trovò solamente un vecchio formaggio e se lo cacciò in tasca. Davanti alla porta con un colpo di fortuna acchiappò un uccello che andò a tenere compagnia al formaggio. Poi prese la strada fra le gambe e salì su di un'alta montagna, e quando ne ebbe raggiunto la cima ecco là seduto un gran gigante. -Ehilà, camerata!- disse il piccolo sarto al gigante -te ne stai qui seduto a guardarti il mondo? Io pure mi sono incamminato per provare le mie forze. Hai voglia di venire con me?- Il gigante lo guardò e disse: -Tu, essere miserabile!-. -Proprio!- disse il piccolo sarto, si sbottonò la giacca e mostrò al gigante la cintura: -Qui puoi leggere che uomo sono-. Il gigante lesse. -Sette in un colpo!- pensò che si trattasse di uomini uccisi e incominciò ad avere un po' di rispetto per il piccolo sarto. Ma prima volle metterlo alla prova: prese in mano una pietra e la strinse fino a farne gocciolare fuori dell'acqua. -Adesso fallo tu- disse il gigante -se ne hai la forza.- -Tutto qui?- disse il piccolo sarto. -Lo so fare anch'io.- Mise la mano in tasca, tirò fuori il formaggio guasto e lo spremette tanto che ne sgorgò il succo. -E' ancor meglio, non è vero?- disse. Il gigante non sapeva che dire, e non poteva credere che quell'omino fosse capace di tanto. Raccolse allora una pietra e la gettò così in alto che si stentava a vederla. -Adesso, anatroccolo, fallo anche tu- disse al piccolo sarto. -Subito- rispose questi. -Il tuo tiro era buono, ma la pietra ha pure dovuto ricadere a terra; adesso te ne lancerò io una, che non tornerà.- Mise la mano in tasca, prese l'uccello e lo lanciò in aria. L'uccello, felice di essere libero, salì e volò via. -Ti piace il tiro, camerata?- domandò il sarto. -Lanciare, sai lanciare bene- disse il gigante -ma adesso vediamo se sei capace di portare qualche bel peso.- Lo condusse a una grossa quercia pesante, che giaceva al suolo abbattuta, e disse: -La porteremo insieme fuori dal bosco-. -Tu prendi il tronco in spalla- disse l'omino -io solleverò e porterò i rami e le fronde; è la parte più pesante.- Il gigante sollevò il tronco e se lo mise sulle spalle, mentre il sarto si sedette dietro su di un ramo, e il gigante dovette portare lui e l'intero albero. Il sarto là dietro era allegrissimo e fischiettava delle canzoncine, come se portare alberi fosse un gioco da ragazzi. Dopo aver trascinato tutto quel peso per un tratto di strada, il gigante non ne pot‚ più e disse: -Ascolta, devo lasciare cadere l'albero-. Il piccolo sarto saltò giù e afferrò l'albero con entrambe le braccia, come se l'avesse portato, e disse al gigante: -Sei così grosso e non sai portare un albero!-. Proseguirono insieme e, passando vicino a un ciliegio, il gigante afferrò la chioma dell'albero, dov'erano i frutti più maturi, e la diede al sarto, perché‚ mangiasse anche lui. Ma il piccolo sarto era troppo debole per resistere alla forza dell'albero e fu scagliato in aria. -Come mai, non hai la forza di tenere quella bacchettina?- domandò il gigante. Ed egli rispose: -Credi che sia un gran che per uno che ne ha colpiti sette in una volta? Sai perché‚ l'ho fatto? Perché‚ qua sotto i cacciatori sparano nella macchia. Fallo anche tu se ne sei capace-. Il gigante provò, ma non riuscì a saltare oltre l'albero poiché‚ finiva sempre tra i rami e vi si impigliava; così anche questa volta il piccolo sarto ebbe il sopravvento. Il gigante disse: -Vieni nella nostra caverna e pernotta da noi-. Il piccolo sarto lo seguì di buona voglia. Il gigante gli diede allora un letto dove poteva riposarsi. Il piccolo sarto però non si coricò, ma si rannicchiò in un angolo. A mezzanotte il gigante venne con una sbarra di ferro, con un colpo sfondò il letto e pensò: "Finalmente è finita con quella cavalletta, così non si farà più vedere." Il giorno dopo i giganti andarono nel bosco e avevano completamente dimenticato il piccolo sarto, che credevano morto, quand'eccolo arrivare tutto allegro e baldanzoso. I giganti, sbigottiti, ebbero paura di essere tutti uccisi e fuggirono a precipizio. Il piccolo sarto proseguì per la sua strada, sempre dietro la punta del suo naso, fino a quando giunse nel cortile di una reggia, e siccome era stanco si sdraiò nell'erba e si addormentò. Mentre dormiva giunse della gente del re, l'osservarono da ogni parte e lessero sulla cintura: -Sette in un colpo!-. -Ah- dissero -cosa vorrà questo gran guerriero, qui, in tempo di pace? Dev'essere certamente un potente signore.- Avvertirono il re e gli dissero: -In caso di guerra sarebbe un uomo utile e importante; non dovete lasciarvelo scappare!-. Al re piacque il consiglio e inviò al piccolo sarto uno dei suoi uomini che appena egli si fosse svegliato, doveva offrirgli di entrare al suo servizio. Il sarto accettò e disse: -Sono venuto proprio per questo, per servire il re- Così fu ricevuto con grandi onori, e gli venne assegnato un alloggio particolare. Ma i guerrieri gli erano ostili e si auguravano che andasse all'inferno. -Come andrà a finire?- dicevano fra loro. -Se attacchiamo lite e lui mena botte, ne cadono sette a ogni colpo. Noialtri non possiamo fargli fronte!- Si risolsero quindi ad andare tutti insieme dal re, lo pregarono di congedarli e dissero: -Non siamo fatti per resistere a un uomo così forte-. Il re era spiacente di dover perdere tutti i suoi servi a causa di uno solo, se ne sarebbe sbarazzato volentieri e rimpiangeva il momento in cui l'aveva incontrato. Ma non osava congedarlo, perché‚ temeva ch'egli l'uccidesse con tutto il suo popolo e occupasse il trono. Meditò a lungo e alla fine ebbe un'idea: mandò a dire al piccolo sarto che, siccome egli era un così grande eroe, voleva fargli una proposta. In un bosco del suo regno c'erano due giganti che facevano gran danno con rapine, assassinii, incendi; nessuno poteva avvicinarli anche se armato. Se egli li avesse uccisi, gli avrebbe dato sua figlia in sposa e metà del regno per dote; inoltre cento cavalieri l'avrebbero accompagnato per dargli manforte. "Sarebbe un bel colpo per un uomo come te" pensò il piccolo sarto. "Una bella principessa e un mezzo regno non sono mica male!" -Oh, sì- rispose -i giganti li domerò e i cento cavalieri non mi occorrono: chi ne abbatte sette in un colpo non può temerne due.- Così si mise in cammino e, quando giunse al limitare della foresta disse ai cavalieri: -Rimanete fuori, con i giganti me la sbrigherò io- Entrò e guardò di qua e di là. Finalmente li trovò entrambi che dormivano sotto un albero e russavano tanto da far oscillare i rami. -Il gioco è fatto!- disse il piccolo sarto; si riempì le tasche di pietre e salì sull'albero. Poi incominciò a gettare una pietra dopo l'altra sul petto di uno dei due giganti, fino a quando questi si svegliò stizzito, urtò il compagno e disse: -Ehi, perché‚ mi batti?-. -Tu sogni- rispose l'altro -non ti batto affatto.- Stavano di nuovo per addormentarsi, quando il piccolo sarto gettò al secondo una pietra sul petto; quello saltò su e disse: -Cosa hai intenzione di fare, cosa mi getti?-. -Non ti getto proprio nulla- disse il primo. Litigarono per un po' ma, siccome erano stanchi, lasciarono stare e chiusero di nuovo gli occhi. Allora il piccolo sarto ricominciò il suo gioco, scelse la pietra più grossa, e la gettò con tutte le sue forze sul petto del primo gigante che gridò: -Questo è troppo!-, saltò su come un pazzo e picchiò il compagno. All'altro non andò a genio e lo ripagò di ugual moneta; allora si infuriarono tanto che divelsero gli alberi, e si azzuffarono finché‚ caddero morti. -Meno male- disse il piccolo sarto -che non hanno divelto l'albero su cui stavo, sennò avrei fatto un brutto salto!- Scese poi allegro dall'albero, sfoderò la spada e, in tutta tranquillità, affibbiò loro qualche bel fendente nel petto, poi andò dai cavalieri. -Là giacciono i due giganti- disse. -Ho fatto loro la festa, ma ci voleva proprio uno che ne abbatte sette in un colpo, perché‚, messi alle strette, hanno ancora divelto degli alberi!- -Siete ferito, per caso?- domandarono i cavalieri. -Ci vuol pratica- rispose il piccolo sarto -ma non mi hanno torto un capello.- I cavalieri non volevano credergli e s'inoltrarono nella foresta: trovarono i giganti immersi nel loro sangue, e intorno gli alberi divelti. Allora essi si meravigliarono ed ebbero ancora più paura del piccolo sarto perché‚ non dubitavano che li avrebbe uccisi tutti qualora gli fossero stati nemici. Ritornarono al castello e raccontarono tutto al re; poi giunse anche il piccolo sarto e disse: -Ora voglio la principessa e metà regno-. Ma il re si era pentito della sua promessa e pensava di nuovo a come togliersi dai piedi l'eroe, al quale non voleva affatto dare la figlia. Così gli disse che se la voleva sposare doveva prima catturare un unicorno che correva nella foresta arrecando danno a uomini e animali. Il piccolo sarto ne fu felice, prese una cordicella, andò nella foresta e ordinò alla scorta di aspettarlo fuori poiché‚ voleva catturare da solo l'unicorno. Penetrò poi nella foresta, e vagò qua e là in cerca dell'unicorno. Ben presto arrivò l'unicorno e si avventò dritto contro il sarto per infilzarlo. -Piano, piano!- diss'egli. Si fermò aspettando che l'animale gli fosse ben vicino, poi saltò rapidamente dietro un albero. L'unicorno correva tanto veloce che non ebbe il tempo di cambiare direzione, cosicché‚ si avventò contro l'albero e infisse il corno nel tronco così saldamente che, pur usando tutta la sua forza, non riuscì a ritrarlo e rimase imprigionato. Allora il piccolo sarto sbucò da dietro l'albero, gli mise la cordicella intorno al collo e lo condusse prima dai compagni e poi dal re, cui rammentò la promessa fattagli. Il re si impaurì, ma escogitò una nuova astuzia e gli disse che, prima che si tenessero le nozze, egli doveva catturargli un cinghiale che correva nella foresta; i cacciatori lo avrebbero aiutato. -Volentieri- disse il piccolo sarto -è la cosa meno difficile.- Così andò ancora una volta nella foresta lasciando fuori i cacciatori, ed essi ne furono ben contenti perché‚ il cinghiale li aveva già accolti spesso in modo da levare la voglia di dargli la caccia. Quando il cinghiale vide l'omino, gli si avventò contro con la schiuma alla bocca arrotando i denti, e voleva buttarlo a terra. Ma il piccolo sarto si trovava accanto a una cappella, vi balzò dentro e, agilmente, uscì subito dalla finestra. Il cinghiale lo aveva seguito, ma quando il piccolo sarto balzò fuori corse a chiudere la porta, e la bestia rimase imprigionata perché‚ non riusciva a saltare fino alla finestra. Egli chiamò allora i cacciatori affinché‚ vedessero la preda, e poi si recò dal re e disse: -Ho catturato il cinghiale e, con esso, anche la principessa-. E' facile immaginare se il re fosse contento o no della notizia; ma non sapeva più che cosa obiettare, dovette perciò mantenere la promessa e accordargli la figlia. Almeno credeva che egli fosse un eroe; se avesse saputo che non si trattava che di un piccolo sarto, gli avrebbe dato più volentieri una corda. Così le nozze furono celebrate con gran pompa e poca gioia, e di un sarto si fece un re. Dopo alcuni giorni, di notte, la giovane regina udì il piccolo sarto dire, sognando: -Garzone, fammi la giubba e rattoppami i calzoni, o ti darò il metro sulle orecchie-. Allora capì di dove sbucasse il suo signor sposo, e, il mattino dopo, si lamentò con il padre e lo pregò di aiutarla a liberarsi di quell'uomo che non era che un sarto. Il re la consolò e disse: -La notte prossima, lascia aperta la tua camera da letto; fuori ci saranno i miei servi e, quando sarà addormentato, entreranno e lo faranno prigioniero-. La donna ne fu contenta; ma l'armigero del re aveva sentito tutto e, siccome era affezionato al giovane signore e gli era fedele, corse da lui e gli raccontò tutto. Il piccolo sarto disse di buon animo: -Metterò riparo alla cosa-. La sera andò a letto con la moglie all'ora solita e fece finta di dormire; ella si alzò, aprì la porta e si rimise a letto. Allora il piccolo sarto incominciò a gridare con voce squillante: -Garzone, fammi la giubba e rattoppa i calzoni, o ti darò il metro sulle orecchie! Ne ho presi sette in un colpo, ho ucciso due giganti, catturato un unicorno e un cinghiale: e dovrei avere paura di quelli là fuori, davanti alla camera?-. Quando udirono queste parole, tutti fuggirono come se fossero stati rincorsi da mille diavoli, e nessuno osò avvicinarsi al sarto. Così egli era e rimase re per tutta la vita.
夏季一個(gè)陽(yáng)光明媚的早晨,一個(gè)小裁縫坐在靠窗的臺(tái)子旁,竭盡全力地做著手中活兒。 這時(shí),街上走來(lái)一個(gè)農(nóng)家婦女,邊走邊吆喝:"買(mǎi)果醬啦!物美價(jià)廉呀!"小裁縫覺(jué)得這聲音挺悅耳,于是就將一頭卷發(fā)的腦袋伸出了窗外,喊叫道:
"上這兒來(lái)吧,親愛(ài)的太太,您的貨這兒有人要!"
農(nóng)婦手提沉甸甸的籃子,跨上臺(tái)階,來(lái)到小裁縫跟前,按照他的吩咐打開(kāi)一只又一只的罐子。 小裁縫挨個(gè)仔細(xì)察看,還把罐子舉到鼻子跟前聞了又聞,最后才說(shuō)道:"給我來(lái)四盎司,親愛(ài)的太太,半鎊也行。"
農(nóng)婦原來(lái)以為找到了好買(mǎi)主呢,她把小裁縫要的那一點(diǎn)點(diǎn)果醬如數(shù)秤給他之后,就氣呼呼地嘟噥著走了。
"愿上帝保佑,"小裁縫嚷嚷道,"這些果醬能給我?guī)?lái)好胃口。"
他從柜子里拿出面包,切了一片下來(lái),把果醬涂在上面。 "我心里有數(shù),不會(huì)不可口的,"他說(shuō),"不過(guò)我得先做完這件背心再吃。"
于是,他把涂了果醬的面包放在身旁,繼續(xù)縫了起來(lái),心里感到美滋滋的,針腳就一針比一針大了。 這時(shí),果醬香甜的氣味招引來(lái)了一群聚在墻上的蒼蠅,它們紛紛落在面包上,要品嘗一下這美味佳肴。
"哪有你們的份?"小裁縫說(shuō)著把蒼蠅趕跑了。 蒼蠅才不理睬他說(shuō)了什么,怎么也不肯走,于是落在面包上的蒼蠅越來(lái)越多了。 這下子,小裁縫火冒三丈,隨手抓起一條毛巾,朝著蒼蠅狠命地打了下去,打死了整整七只蒼蠅,有的連腿都給打飛了。
"你可真了不起!"他說(shuō)道,不禁對(duì)自己的勇敢大加贊賞,"全城的人都應(yīng)該知道你的壯舉。"說(shuō)罷,小裁縫風(fēng)風(fēng)火火地為自己裁剪了一條腰帶,縫好后,在上面繡了幾個(gè)醒目的大字:"一下子打死七個(gè)!""不僅僅是全城,"他突然喊了起來(lái),"還得讓全世界的人都知道!"說(shuō)到這兒,他的心激動(dòng)得歡蹦亂跳,活像一只小羊羔的尾巴。
小裁縫把腰帶系在腰間,打算出去闖世界,因?yàn)樵谒磥?lái),憑著他的英勇無(wú)畏精神,再留在小小的作坊里,就大材小用啦。 動(dòng)身前,他四下里搜尋了一番,看看有沒(méi)有值得帶上的東西,卻只發(fā)現(xiàn)了一快陳干酪,就隨手裝進(jìn)口袋里。 在門(mén)前,他發(fā)現(xiàn)灌木叢中絆住了一只小鳥(niǎo),便捉來(lái)放進(jìn)裝干酪的口袋里。
隨后,他得意洋洋地上了路。 由于個(gè)子矮小,他身輕如燕,走起來(lái)一點(diǎn)兒也不感到累。 走著走著,來(lái)到一座大山上。 他到了山頂一看,發(fā)現(xiàn)一個(gè)力大無(wú)比的巨人正坐在那兒,悠然自得地環(huán)顧左右。 小裁縫壯著膽子走到巨人跟前,跟他打招呼:
"你好,伙計(jì)。你坐在這兒眺望大世界,是吧?我正要去闖闖世界咧,怎么樣,有沒(méi)有心思跟我一快兒去?"
巨人輕蔑地瞟了他一眼,扯著嗓子對(duì)他說(shuō):"你這個(gè)小可憐蟲(chóng)!弱不禁風(fēng)的小癟三!"
"啊哈,你這么小看我,是嗎?你再往這兒瞧瞧!"小裁縫回答道。 說(shuō)著解開(kāi)上衣,露出腰帶來(lái)給巨人看。 "你念一念就知道我是何等人啦。"
巨人念了起來(lái):"一下子打死七個(gè)"。 以為這位裁縫一下子打死的是七個(gè)人,心里不禁對(duì)小裁縫產(chǎn)生幾分敬意。 不過(guò),他決心要和小裁縫先試試身手,于是,就揀起一快石頭來(lái),用手使勁一捏,捏得石頭滴出了水。
"要是你真有力氣,"巨人說(shuō),"也來(lái)這么一手吧。"
"就這個(gè)呀?"小裁縫說(shuō),"對(duì)本人來(lái)說(shuō),跟玩兒似的。"說(shuō)著把手伸進(jìn)口袋里,掏出那快軟綿綿的干酪來(lái),輕輕一捏,乳汁就冒了出來(lái)。
巨人看了不知說(shuō)什么才好,卻懷疑這么個(gè)小人兒是不是真有那么大的力氣。 隨后,他又揀起一快石頭來(lái),朝空中猛地一拋,石頭飛得那么高,用肉眼幾乎看不見(jiàn)了。
"喏,"巨人說(shuō),"可憐的小矮子,你也來(lái)一下。"
"的確,扔得挺高,"小裁縫回敬道,"可是你扔的那快石頭還是掉回到了地上。本人給你露一手,扔出去就不會(huì)再掉回來(lái)。"
說(shuō)罷,他從口袋里把那只小鳥(niǎo)抓出來(lái),往空中一扔。 重獲自由的小鳥(niǎo)歡歡喜喜地飛走了,頭也不回地一下便無(wú)影無(wú)蹤。 "喂,伙計(jì),這一手還行吧?"小裁縫問(wèn)道。
"我不否認(rèn),扔?xùn)|西你還行。"巨人回答說(shuō),"現(xiàn)在我再瞧瞧你能不能扛動(dòng)沉重的東西。"
他把小裁縫領(lǐng)到一棵已砍倒在地的大橡樹(shù)跟前。 "你要是真有力氣,就幫我把這棵樹(shù)從林子里抬走。"
"好的,"小裁縫說(shuō),"你扛樹(shù)干,我扛樹(shù)枝,這樹(shù)枝可是最難弄的呀。"
巨人扛起樹(shù)干,小裁縫卻坐在了一根樹(shù)枝上面。 巨人沒(méi)法回頭看,不得不整個(gè)扛著大樹(shù),還扛著坐在樹(shù)枝上的小裁縫。
小裁縫坐在后面,心曠神怡,快樂(lè)地吹著口哨,還唱了幾句"三個(gè)裁縫騎馬出了城"這首歌,抬樹(shù)對(duì)他來(lái)說(shuō)仿佛就是一場(chǎng)游戲而已。
巨人扛著沉重的大樹(shù)走了一段路程,累得上氣不接下氣,嚷嚷著說(shuō)他再也走不動(dòng)了,必須把樹(shù)放下來(lái)。
小裁縫一下子跳了下來(lái),用兩只胳膊抱住樹(shù)身,做出一副一路上抬著大樹(shù)的樣子,接著對(duì)巨人說(shuō),"虧你這么個(gè)大塊頭,連棵樹(shù)也扛不了!"
他們一快兒往前走著,來(lái)到一棵櫻桃樹(shù)前,樹(shù)冠上掛滿(mǎn)了熟透的櫻桃。 巨人一把抓住樹(shù)冠,拉低后遞給小裁縫,讓他吃個(gè)夠。 可小裁縫哪有這么大的力氣抓住櫻桃樹(shù)呢,巨人一松手,樹(shù)就忽地一下直起了身,小裁縫也隨著被彈到了空中。
小裁縫安然落地,巨人嚷嚷道:"咳!你連抓住這么一根小樹(shù)枝的力氣也沒(méi)有。"
"這和力氣有何相干!"小裁縫回答說(shuō),"本人一下子能打死七個(gè),你以為我連根小樹(shù)枝都抓不住嗎?林子里有個(gè)獵人要朝我開(kāi)槍?zhuān)也偶奔泵γε苓^(guò)樹(shù)頂。你要是有能耐,跳給我瞧瞧。"
巨人試了一下,卻沒(méi)能跳過(guò)去,而被掛在了枝丫間。 這樣一來(lái),小裁縫又占了上風(fēng)。
于是,巨人說(shuō):"你是一個(gè)了不起的小勇士,就請(qǐng)你到我的山洞里去過(guò)夜吧。"
小裁縫很愿意,就跟著他去了。 他們來(lái)到洞中,只見(jiàn)還有一些巨人圍坐在火堆旁,個(gè)個(gè)手里拿著一只烤羊,像吃面包似的在吃著。 小裁縫心想:"這兒可比我的作坊好多啦。"巨人指給他一張床,叫他躺下休息。 可這張床對(duì)小裁縫來(lái)說(shuō),實(shí)在是太大了,他沒(méi)有躺在床中間,而是爬到了一個(gè)角落里。 半夜時(shí)分,那個(gè)巨人以為小裁縫睡熟了,抓起一根大鐵釘,照準(zhǔn)床上猛地扎了下去,以為把這個(gè)小蚱蜢給解決了。
第二天拂曉,巨人們動(dòng)身到林子里去,把小裁縫忘得一干二凈。 小裁縫仍然像往常一樣活蹦亂跳,無(wú)憂無(wú)慮,朝他們走去。 巨人們一見(jiàn),以為小裁縫要打死他們,個(gè)個(gè)嚇得屁滾尿流,拔腿就跑。 小裁縫呢,繼續(xù)趕他的路,一直往前走去。
走了很久,小裁縫來(lái)到一座王宮的院子里。 這時(shí),他已累得精疲力盡,便倒在地上睡著了。 他正躺在那兒睡的時(shí)候,不少人過(guò)來(lái),看見(jiàn)了他腰帶上繡的字:"一下子打死七個(gè)!""哎呀!"他們心想,"這一定是位了不起的英雄。和平時(shí)期他到這里來(lái)干什么呢?"他們立即去向國(guó)王稟報(bào),說(shuō)一旦戰(zhàn)爭(zhēng)爆發(fā),此人大有用場(chǎng),千萬(wàn)不能放他走呵。
國(guó)王很贊賞這個(gè)主意,便差了一位大臣去找小裁縫,等他一醒來(lái),就請(qǐng)他在軍隊(duì)里效力。 這位使者站在一旁,眼睜睜地看著熟睡中的小裁縫,直等到小裁縫伸了伸懶腰,慢慢睜開(kāi)了雙眼,才向他提出請(qǐng)求。
"我正是為此而來(lái)的,"小裁縫回答說(shuō),"本人很愿意為國(guó)王效勞。"
他于是受到了隆重的接待,得到了一處別致的住所。 可是其他軍官卻很妒嫉,巴不得他早點(diǎn)兒遠(yuǎn)遠(yuǎn)地離開(kāi)這里。 "要是我們和他打起來(lái),"他們交談著,"他一下子就能打死我們七個(gè),這可怎么是好呢?我們一敗涂地呀。"后來(lái),他們決定,一快兒去見(jiàn)國(guó)王,提出集體辭職。 "我們這號(hào)人吶,"他們跟國(guó)王解釋說(shuō),"無(wú)法和一位一下子就打死七個(gè)人的大英雄共事。"
因?yàn)橐粋(gè)人而要失去所有忠心耿耿的軍官,國(guó)王感到十分難過(guò),希望壓根兒就沒(méi)見(jiàn)過(guò)這個(gè)小裁縫,巴不得能早早把他打發(fā)走。 可是,國(guó)王卻沒(méi)有這個(gè)膽量把他趕走,擔(dān)心小裁縫把他和他的臣民都打死,自己登上王位。 他絞盡腦汁,冥思苦想,終于想出一個(gè)主意。 他派人去告訴小裁縫,說(shuō)小裁縫是一位出類(lèi)拔萃、英勇無(wú)畏的英雄,因此希望向他做如下提議:
在他的領(lǐng)地上,有一座大森林,林中住著兩個(gè)巨人,他們倆燒殺搶劫無(wú)惡不作,為害極大,可是至今卻沒(méi)有誰(shuí)敢冒生命危險(xiǎn)去和他們較量。 要是小裁縫能制服和殺死這兩個(gè)巨人,國(guó)王就答應(yīng)把自己的獨(dú)生女兒許配給他,并賜給他半個(gè)王國(guó),而且還準(zhǔn)備給他派去一百名騎士,為他助陣。
"對(duì)你這樣一個(gè)人來(lái)說(shuō),這是多么大的鼓舞呀,"小裁縫心里想道,"一位漂亮的公主,還有半個(gè)王國(guó),真是千載難逢的好機(jī)會(huì)啊。"
于是,他回答說(shuō):"當(dāng)然可以啦,我去制服那兩個(gè)巨人。那一百名騎士嘛,我并不需要他們。我這樣一個(gè)英雄,一下子能打死七個(gè),那兩個(gè)怎么會(huì)是我的對(duì)手呢。"
小裁縫出發(fā)了,后面跟著一百名騎士。 他們來(lái)到森林前,他對(duì)這些騎士說(shuō):"你們就呆在這兒,我一個(gè)人去收拾那兩個(gè)家伙。"說(shuō)罷,他獨(dú)自跑進(jìn)了林中,一邊走著,一邊環(huán)顧左右。 沒(méi)多大一會(huì)兒,就發(fā)現(xiàn)了那兩個(gè)巨人。 他們倆躺在一棵大樹(shù)下正睡覺(jué)呢,鼾聲如雷,樹(shù)枝都快被震掉了。 小裁縫忙著把兩個(gè)口袋裝滿(mǎn)石頭,然后爬到樹(shù)上。 爬到一半時(shí),他悄悄地攀上一根樹(shù)枝,樹(shù)枝下邊就是那兩個(gè)熟睡中的巨人的腦袋。 接著,他把石頭接二連三地朝一個(gè)巨人的胸口使勁砸下去。 這位大家伙有好一會(huì)動(dòng)也不動(dòng)一下,后來(lái)終于醒了,用力推了推身邊的同伴,問(wèn)道:"你干嘛打我?"
"你在做夢(mèng)吧,"另一個(gè)回答說(shuō),"誰(shuí)打你來(lái)著?"
說(shuō)完,他們倆又躺下睡了。 這回,小裁縫把一塊石頭朝第二個(gè)巨人砸了下去。
"干什么?"第二個(gè)嚷嚷起來(lái),"干嘛拿石頭打我呀?"
"我沒(méi)有哇。"第一個(gè)咆哮著回答說(shuō)。
他們爭(zhēng)吵了幾句,卻因?yàn)楦械嚼Х,又閉上眼睛睡了。 小裁縫呢,故伎重演,選了一塊最大的石頭,朝第一個(gè)巨人狠命砸了下去。
"這太不像話啦!"第一個(gè)巨人吼了起來(lái)。 他瘋了一樣地從地上一躍而起,把他的同伴朝樹(shù)上猛地一搡,撞得大樹(shù)都搖晃起來(lái)了。 第二個(gè)分毫不讓?zhuān)匝肋牙,兩個(gè)家伙怒不可遏,把一棵棵大樹(shù)連根拔起,朝著對(duì)方猛扔過(guò)去,最后他們兩敗俱傷,都倒在地上死了。
小裁縫立即從樹(shù)上跳了下來(lái)。 "真是萬(wàn)幸,"他說(shuō)道,"他們沒(méi)有拔掉我剛才上的那棵樹(shù)。"
說(shuō)罷,他拔出劍來(lái),在每個(gè)巨人的胸口上猛刺一劍,然后他走到那些騎士面前說(shuō):"完事了,那兩個(gè)巨人都被我給解決了,可真是一場(chǎng)驚心動(dòng)魄的遭遇呀。他們見(jiàn)勢(shì)不妙就把大樹(shù)連根拔起進(jìn)行頑抗,當(dāng)然啦,面對(duì)本人這樣一下子能打死七個(gè)的英雄,那是徒勞的。"
騎士們策馬跑進(jìn)森林一看,兩個(gè)巨人躺在血泊之中,四周還有連根拔出的大樹(shù),這才相信了小裁縫的話。
返回后,小裁縫要求國(guó)王把答應(yīng)給他的獎(jiǎng)賞賜給他,國(guó)王卻后悔了,又左思右想,考慮怎樣才能把小裁縫打發(fā)走。
"你在得到我的女兒和半個(gè)王國(guó)之前,"他說(shuō),"必須再完成一個(gè)壯舉。在那座森林里,有一頭危害很大的獨(dú)角獸,你必須把它捕捉住。"
"兩個(gè)巨人我都沒(méi)怕,一頭獨(dú)角獸又有什么可怕的呀。"小裁縫吹噓道。
小裁縫帶著一根繩索和一把斧頭便動(dòng)身去了森林,告訴他的隨從們?cè)谏滞獾戎?他沒(méi)找多大功夫,便發(fā)現(xiàn)那頭獨(dú)角獸就在眼前,并且正向他直沖過(guò)來(lái)。
他紋絲不動(dòng)地站在那里,等獨(dú)角獸逼近了,敏捷地一下子跳到樹(shù)后。 獨(dú)角獸發(fā)瘋似的朝大樹(shù)撞過(guò)來(lái),把角牢牢地戳進(jìn)了樹(shù)干里,怎么拔也拔不出來(lái),就被捉住了。
"伙計(jì),這回我可逮住你啦,"小裁縫從樹(shù)后轉(zhuǎn)出來(lái)后說(shuō)道。 他用那根繩索把獨(dú)角獸的脖子捆了起來(lái),然后用斧頭劈開(kāi)樹(shù)干,松開(kāi)獸角,牽著獨(dú)角獸回去見(jiàn)國(guó)王。
誰(shuí)知國(guó)王還是不肯把答應(yīng)給小裁縫的獎(jiǎng)賞賜給他,又提出了第三個(gè)條件。 他必須再到森林里去把一頭危害很大的野豬逮住,然后才舉行婚禮。
"我很樂(lè)意去,"小裁縫回答說(shuō),"逮住一頭野豬那還不是跟玩兒似的。"
野豬一見(jiàn)小裁縫,就口里冒著白沫,咬著牙,朝他猛沖過(guò)來(lái),想一頭把他撞倒在地。 誰(shuí)知勇敢的小裁縫敏捷地跳進(jìn)了旁邊的一座小教堂,眨眼之間,又從窗口跳了出去。 野豬追進(jìn)了教堂,小裁縫從教堂后面幾步跑了過(guò)來(lái),把門(mén)關(guān)住,氣勢(shì)洶洶的野豬又重又笨,沒(méi)法從窗口跳出去,就這樣被擒住了。
然后,勇敢的小裁縫去見(jiàn)國(guó)王,告訴他說(shuō),愿意也罷,不愿意也罷,他這次必須信守諾言,把他的女兒和半個(gè)王國(guó)賞賜給他。
他們的婚禮隆重舉行,歡笑卻很少。 不過(guò),小裁縫還是當(dāng)上了國(guó)王啦。
不久,年輕的王后在一天夜里聽(tīng)見(jiàn)丈夫說(shuō)夢(mèng)話。 小裁縫在夢(mèng)中大聲地嚷嚷著:"徒弟,快點(diǎn)兒把這件背心縫好,再把這條褲子補(bǔ)一補(bǔ),不然我就讓你的腦袋嘗嘗尺子的厲害。"這樣一來(lái),她便弄清了她的君主和丈夫是什么出身。 第二天一早就對(duì)父親大發(fā)牢騷,抱怨國(guó)王給她選擇的丈夫只不過(guò)是一個(gè)下賤的裁縫。
國(guó)王安慰她說(shuō):"今天晚上,你打開(kāi)化妝室的門(mén),我派侍從守在外邊,等他睡著了,我的侍從就悄悄地進(jìn)去把他捆起來(lái),然后放到一艘船上,把他送到天涯海角。"
當(dāng)了國(guó)王的小裁縫有個(gè)男仆,聽(tīng)見(jiàn)了老國(guó)王說(shuō)的話,就把這個(gè)陰謀稟報(bào)了主子。
到了晚上,小裁縫像往常一樣按時(shí)上床就寢,躺在妻子身邊。 她以為他已經(jīng)入睡,就從床上爬起來(lái),打開(kāi)了化妝室的門(mén),然后又躺在床上。 小裁縫只是在裝睡,這時(shí)便開(kāi)始尖著嗓子喊叫起來(lái):"徒弟,把這件背心縫好,再把這條褲子補(bǔ)一補(bǔ),不然我就讓你的腦袋嘗嘗尺子的厲害。我一下子打死了七個(gè),殺死了兩個(gè)巨人,捉住了一頭獨(dú)角獸,還逮住了一頭大野豬,難道我還怕化妝室里的哪一個(gè)不成?"聽(tīng)到了小裁縫的這一番話,打算把他捆綁起來(lái)的那幾個(gè)人,個(gè)個(gè)嚇得要死,拔腿就逃走啦。 從此,再?zèng)]有誰(shuí)敢碰他一根毫毛。 就這樣,勇敢的小裁縫繼續(xù)當(dāng)他的國(guó)王,一直當(dāng)?shù)诫x開(kāi)人世。
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